Stipsi e costipazione

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Generalità

La stipsi è definita come l’emissione ritardata di feci in volume insufficiente o di aumentata consistenza. Può dipendere da cause organiche sistemiche, cause locali (stipsi primaria o funzionale) o dall’assunzione di farmaci, come ad esempio gli oppiacei, (stipsi iatrogena) o da patologie ostruttive (stipsi secondaria)

La stipsi primaria (o funzionale) è considerata come il risultato di errate abitudini dietetiche e ridotta attività fisica. La stipsi primaria rappresenta erroneamente il vasto campo di applicazione dei lassativi ed è maggiormente diffusa nei Paesi industrializzati. Una dieta povera di fibre, per l’uso di pane bianco, zuccheri raffinati, di conserve e di carne possono favorire l’insorgere di costipazione. Inoltre lo scarso apporto idrico dovuto al consumo di vino e bevande alcoliche, che sostituiscono sempre più frequentemente l’acqua come bevanda principale, possono peggiorare i sintomi della stipsi. Infine la sedentarietà e, soprattutto nelle donne, la lassità dei muscoli addominali e del pavimento pelvico, in conseguenza della gravidanza, riducono gli stimoli della defecazione e compromettono l’efficienza del torchio addominale.

Nella tumultuosa vita di oggi, la defecazione viene frequentemente ritardata a questo comporta un’aumentata distensione dell’ampolla rettale ad opera del materiale fecale, prima che venga raggiunta la soglia dello stimolo.

Esiste infine un tipo di costipazione noto come stipsi spastica, in cui il rallentamento del transito fecale è accompagnato da spasmi dolorosi della muscolatura liscia del colon. La stipsi spastica si associa di frequente con un quadro di diarrea, sostenuto da aumentata secrezione da parte della mucosa del tratto terminale del colon, per cui si ha emissione ritardata di feci di consistenza molle. I dolori addominali sono alleviati dalla defecazione. Possono manifestarsi in questo caso disturbi del quadro psichico come ansia ed irritabilità associate ed accentuate dai dolori crampiformi addominali e dall’irregolarità dell’alvo. In questi casi la psicoterapia di appoggio, l’uso di antispastici o tranquillanti ed una dieta non troppo ricca di fibre, attenuano i disturbi accusati.

 

Utili consigli

In caso di stipsi primaria è necessario imporre modificazioni dietetiche piuttosto che prescrivere lassativi, i quali produrrebbero benefici transitori e di dubbia portata, specie se usati da soli. Un trattamento razionale della stipsi deve avere come primo obiettivo l’educazione del paziente (tranquillizzarlo sull’innocuità del disturbo e sulla possibilità di superarlo attuando una paziente rieducazione dell’alvo). Può trovare valido impiego un tipo di ginnastica medica, che rafforzi la contrazione dei muscoli addominali. Seguire un determinato orario per l’evacuazione dell’alvo può ripristinare la regolarità intestinale.

Il secondo obiettivo è rappresentato dalla dieta, che deve essere varia e ricca di alimenti ad alto contenuto di fibre. Infine è necessario aumentare l’introduzione di liquidi (400-500 ml durante i pasti principali e 100 ml al mattino e dopo ogni minzione). Anche se i vantaggi di questo trattamento non farmacologico non saranno apprezzabili nell’immediato, si possono comunque ottenere degli ottimi risultati e, soprattutto, duraturi nel tempo; non si può prescindere da queste raccomandazioni nella prevenzione e cura della stipsi.

Nella stipsi secondaria, come nella stipsi iatrogena, è invece importante per la cura procedere ad un attento esame obiettivo del paziente, per individuare la causa organica di stipsi, specie se insorta in un soggetto con alvo regolare prima di allora. In caso di stipsi secondaria l’utilizzo del lassativo non è la soluzione migliore, poiché non si rimuoverebbe la causa primaria determinante la stipsi, come ad esempio nella stipsi da ulcera gastrica. In alcuni casi di stipsi secondaria, l’utilizzo del lassativo potrebbe essere addirittura dannoso (es. stipsi ostinata da cancro del colon).

 

Lassativi, solo in rari casi

Il raggio di azione dei lassativi è molto limitato, poiché seguendo una corretta alimentazione, una buona attività fisica e tutti i consigli sopra citati, si può tranquillamente correggere una stipsi o l’irregolarità dell’alvo. Tuttavia esistono delle situazioni in cui si rende indispensabile l’impiego del lassativo. Tale utilizzo deve essere temporaneo e limitato a certe categorie di pazienti:

  • Pazienti anziani obbligati a letto;
  • Pazienti sottoposti ad interventi chirurgici all’addome, per evitare un’esagerata azione dei muscoli del torchio addominale;
  • Pazienti con scompenso cardiaco, per i quali qualsiasi tipo di sforzo può risultare nocivo;
  • Avvelenamenti da farmaci o da alimenti;
  • Pazienti ospedalizzati per i quali i cambiamenti di ambiente e dieta e ridotta attività fisica provocano una rarefazione delle defecazioni;
  • Pazienti affetti da parassiti intestinali;
  • Dopo intervento di rimozione delle emorroidi;
  • Pazienti con ernia.

L’uso prolungato dei lassativi può portare a perdita del tono della muscolatura liscia intestinale e del ritmo spontaneo da cui dipende la defecazione. In particolare l’abitudine ai lassativi si stabilisce per la pretesa di mantenere la regolarità dell’alvo che, secondo la maggior parte dei pazienti, s’identifica con almeno una defecazione ogni 24 ore. Il paziente sarà indotto ad assumere quotidianamente una dose di lassativo, e ciò può provocare la comparsa di irritazione del colon, ipotonia della muscolatura liscia e in alcuni casi, perdita di liquidi in eccesso e sali minerali. Si stabilisce in ultima analisi una dipendenza psichica al farmaco che difficilmente si riesce a correggere.

 

Fitoterapia della stipsi

Diversi sono i prodotti di derivazione vegetale che facilitano la defecazione migliorando o rimuovendo la stipsi. Tra le droghe vegetali, le più importanti ed anche utilizzate sono quelle antrachinoniche come senna, cascara, frangola, aloe e rabarbaro, gli agenti formanti massa come crusca, psillio, agar e vegetali contenenti zuccheri come tamarindo, cassia e prugne; infine è da annoverare l’olio di ricino, utilizzato molto raramente.

L’azione lassativa degli antrachinoni si osserva 6-12 ore dopo l’ingestione orale. Le droghe vegetali contenenti antrachinoni sono raccomandate per brevi periodi (1-2 settimane), in alcuni casi di stipsi acuta e prima di un’endoscopia del tratto intestinale; sono sconsigliati in caso di stipsi spastica, poiché potrebbero peggiorare i dolori crampiformi addominali. Gli antrachinoni, insieme alle fibre, sono frequentemente utilizzati nella stipsi cronica che colpisce i pazienti anziani (in questi casi si consigliano 1-2 somministrazioni alla settimana). Tra gli effetti collaterali degli antrachinoni troviamo scolorimento dell’urina, melanosi reversibile del colon e congestione delle emorroidi. Il meccanismo d’azione degli antrachinoni non è del tutto noto. Si ritiene che questi composti agiscano sui neuroni enterici o sulle cellule della mucosa stimolando il rilascio o la sintesi di neurotrasmettitori, che aumentano la motilità intestinale e stimolano l’accumulo di fluidi nell’intestino.

I lassativi vegetali formanti massa sono invece lassativi più blandi e delicati rispetto alle droghe a base di antrachinoni, che nel lume del colon assorbono acqua e si rigonfiano; questo comporta un aumento della massa fecale con conseguente effetto lassativo, poiché stimolando le pareti intestinali favoriscono la contrazione ed il movimento della massa fecale. Si comportano in questo modo lo psillio, la gomma guar, la crusca, l’agar, ma anche la fibra alimentare.

 

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