Ferro

Ferro – Fabbisogno, Fonti, Carenza e Tossicità

Indice

Generalità

Il ferro appartiene al gruppo degli elementi di transizione e può avere numero di ossidazione +2 e +3. Nell’uomo circa il 70% del ferro è localizzato nell’emoglobina del sangue ed il 3-5% nella mioglobina del tessuto muscolare: in queste due proteine esso si trova sotto forma di Fe2+ nell’eme, che, in entrambi i casi, ne costituisce il gruppo prostetico, ossia la parte della proteina non costituita da aminoacidi. Nel sangue il ferro è presente in piccola quantità in altre due proteine: la transferrina e la ferritina. Una quota, piccola, ma molto importante, è poi presente negli enzimi (citocromi) che si trovano all’interno di tutte le cellule viventi e sono indispensabili per la loro respirazione. Infine, la milza, il fegato ed il midollo osseo immagazzinano scorte di ferro e ne contengono circa il 20-25% del totale corporeo.

La funzione fondamentale del ferro nell’uomo è quella di trasportare l’ossigeno e l’anidride carbonica: questa funzione viene svolta soprattutto dall’emoglobina e dalla mioglobina. Inoltre, è presente, come coenzima, in numerosi sistemi enzimatici che catalizzano per esempio:

  • La sintesi delle basi puriniche;
  • La trasformazione del beta-carotene in vitamina A;
  • La sintesi del collagene;
  • La produzione di anticorpi.

 

Indicazioni ammesse per integratori di ferro

Il ferro:

  • contribuisce alla normale funzione cognitiva
  • contribuisce al normale metabolismo energetico
  • contribuisce alla normale formazione dei globuli rossi e dell’emoglobina
  • contribuisce al normale trasporto di ossigeno nell’organismo
  • contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
  • contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento
  • interviene nel pro­ cesso di divisione delle cellule

 

Fabbisogno

Consumo giornaliero di riferimento, calcolato in base al REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011: 14 mg.

La quantità di ferro ottenuto con la dieta dovrebbe reintegrare le perdite che si verificano dalla cute e dall’apparato gastrointestinale e genitourinario; nell’adulto maschio e nella femmina in età feconda, tale perdita non supera il milligrammo al giorno. Le richieste aggiuntive da perdita mestruale variano enormemente ma si aggirano intorno a 0,5 mg al giorno. La quantità di ferro contenuto nella dieta eccede notevolmente il fabbisogno fisiologico. Pertanto, il fatto che la deficienza di ferro prevalga diffusamente è in parte attribuibile al ridotto assorbimento del ferro introdotto con la dieta, infatti soltanto il 10% de ferro introdotto con gli alimenti viene assorbito dall’organismo.

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In Italia agli adulti è quindi consigliata l’assunzione quotidiana da 10 – 12 mg per l’uomo e 18 mg per la donna, poiché la donna va incontro a forti perdite di ferro nel corso del ciclo mestruale. Uguali quantità sono consigliate per i due sessi nell’età senile (10 mg al giorno). Per la donna in gravidanza le quantità consigliate di 30 mg sono difficilmente raggiungibili anche con un’alimentazione equilibrata, per cui viene consigliata una supplementazione dietetica.

 

Fonti

Le principali fonti alimentari di ferro sono il fegato, che non è però ampiamente consumato, le carni, il pesce, le uova, i cereali, alcuni tipi di verdura, come spinaci e radicchio, e di frutta. Poveri di ferro sono invece il latte ed i suoi derivati. L’assorbimento del ferro introdotto con gli alimenti è più efficiente quando esso fa parte dell’eme (ferro emico), come avviene in genere negli alimenti di origine animale. Negli alimenti di origine vegetale, invece, esso è presente in forme diverse più difficilmente utilizzabili: in genere si trova come Fe3+, che per essere assorbito più efficacemente deve essere ridotto a Fe2+; inoltre il ferro può trovarsi negli alimenti legato ad altre molecole (fitati, ossalati, citrati ecc.), formando composti che ne pregiudicano l’assorbimento.

Vi sono comunque anche altri fattori che influiscono sull’utilizzazione di questo elemento, come la presenza di elevate quantità di fibra, che ne riduce l’assorbimento, o la presenza negli alimenti di acido ascorbico o di altri acidi organici, che, al contrario, ne favoriscono l’assorbimento, contribuendo ad abbassare il pH ed a favorire conseguentemente la riduzione del Fe3+ a Fe2+. Il contributo di questi acidi può diventare molto importante negli anziani, nei quali la secrezione gastrica di acido cloridrico spesso diminuisce. Infine, non va dimenticata l’importanza della disponibilità di altri elementi (rame, manganese, cobalto, ecc.) per un’adeguata utilizzazione del ferro.

 

Carenza

Anche se la quantità di ferro eliminata dal nostro organismo è minima, la carenza di ferro è abbastanza diffusa e può essere causata sia dall’apporto dietetico ridotto, per esempio diete povere di carne, sia da patologie che ne provocano un insufficiente assorbimento o un’eccessiva eliminazione (malassorbimento, malattia celiaca, ecc.).

La carenza di ferro provoca l’anemia sideropenica, ovvero la riduzione patologica dell’emoglobina al di sotto dei livelli di normalità, che determina una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno; l’anemia sideropenica si manifesta con pallore, debolezza, ridotta resistenza alle infezioni, stomatite angolare, atrofia delle papille linguali.

 

Tossicità da ferro

La necessità di trasfusioni multiple per pazienti con gravi patologie ematiche può portare ad uno stato di sovraccarico di ferro. Un’unità di sangue contiene circa 200 – 250 mg di ferro. Quindi è verosimile che un paziente che necessiti ad esempio di 4 unità di sangue ogni mese, accumuli in un paio di anni almeno 20 g di ferro; questo quantitativo è sufficiente a provocare sintomi di intossicazione da ferro. Le manifestazioni cliniche più comuni includono l’iperpigmentazione della cute, anomalie funzionali del fegato, cirrosi, diabete mellito, ipopituitarismo anteriore con conseguente ipogonadismo, ipoadrenalismo, ipotiroidismo e miocardiopatia (insufficienza cardiaca congestizia, aritmie e disturbi della conduzione elettrica).

 

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